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domenica 30 maggio 2010

Intercettazioni e pubblicazioni

Tutti, il 17 aprile 2007, alla Camera dei deputati, votarono la legge Mastella che proibiva la pubblicazione di carte & intercettazioni anche solo per «riassunto», esattamente come si vuole fare oggi.
I sì furono 447, i no neanche uno e gli astenuti nove.
Quella legge fu sostenuta da tutti i gruppi parlamentari. Ricordo che Massimo D’Alema (secondo «la Repubblica» del 29 luglio 2007) commentò così: «Voi parlate di tremila euro, di cinquemila euro... ma li dobbiamo chiudere, quei giornali».
Provo un senso di schifo quando oggi sento parlare D'Alema, Franceschini, e tutti gli altri che rinnegano le loro idee.
Nessuno ricorda loro che la loro proposta di legge era la stessa di quella che è stata presentata oggi dal governo Berlusconi?
E perchè mai quelli della IdV votarono zitti zitti la proposta di Mastella mentre oggi fanno i buffoni presentandosi alla Camera con il bavaglio? Dove era l'IdV il 17 aprile 2007?
E perchè solo oggi Repubblica ogni giorno mette in prima pagina un cretino che si autofotografa con un post-it sulla bocca?
Ma.... a chi volete prendere per fessi?

Questa crisi è un bluff?

In queste ore si moltiplicano gli appelli all’unità, alla concordia, al senso di responsabilità, allo sforzo comune. Tutto in nome della necessità non solo di fronteggiare l’emergenza economica e finanziaria ma anche di compiere il massimo sforzo per favorire la ripresa e la crescita della produttività del paese.
Il Presidente della Repubblica ha dato il via.
E sulla sua scia si è posta anche la Presidente della Confindustria Emma Marcegaglia che, sia pure criticando il carattere contingente e non strutturale della manovra varata dal governo, l’ha definita necessaria.
L'Europa e l'OCSE l'hanno lodata.
Con simili presupposti potrebbe apparire possibile l’eventualità di un superamento delle polemiche tra maggioranza ed opposizione e l’avvio di un processo indirizzato a realizzare un clima meno teso e di maggiore collaborazione tra le diverse forze politiche e le diverse forze sociali.
Ma, sarà che nel nostro paese di crisi si parla da sempre, sarà che in questi ultimi cinquant’anni ci si è abituati all’idea della catastrofe che incombe e che mai si realizza, sta di fatto che si ha la netta impressione che nessuno creda sul serio fino in fondo al pericolo di uno sconquasso economico e finanziario del paese. Si ha l'impressione che si nasconda l’idea che alla fine la nottata passi senza troppo danni così come è sempre avvenuto in passato. E, di conseguenza, che ognuno badi più a continuare a coltivare il proprio orticello di interessi particolari piuttosto che badare a quello generale di impedire il disastro.
Come avveniva in un passato ormai quasi remoto, i partiti, i sindacati e gli enti pensano che la crisi non vada risolta ma cavalcata per risolvere i propri problemi. I casi più clamorosi sono rappresentanti dalla Cgil e dall’Associazione Nazionale Magistrati.
Gugliemo Epifani non ha saputo fare di meglio che rispolverare l’arma vetusta della sciopero generale per cercare di sfruttare le inevitabili tensioni sociali provocate dai sacrifici imposti dal governo. Il tutto allo scopo di fare un po’ di concorrenza di stampo massimalista a Cisl e Uil.
Ed il sindacato delle toghe ha minacciato agitazioni durissime se non verranno ritirare le misure di riduzione degli stipendi dei propri associati che però sono dipendenti pubblici come tutti gli altri. Con simili presupposti, quindi, è difficile stare allegri.
La responsabilità come il coraggio di Don Abbondio, non si può dare a chi ha dimenticato cosa sia.
Il carico da 90 lo hanno messo giù gli europarlamentari che, con l'introduzione del Trattato di Lisbona, hanno sostenuto che loro dovranno lavorare di più e, udite udite, si sono dati un aumento di stipendio da 1500 euro al mese. Al mese.

sabato 29 maggio 2010

Aiutatemi a capire.

Aiutatemi a capire.
Obama si dice arrabbiato con la BP per quanto sta succedendo al largo del golfo del Messico. Poi, arriva in Louisiana e molti giornali riportano la fotografia di Obama che raccoglie catrame sulla spiaggia. Lui dice: "E' una giornata ideale per raccogliere e scremare il petrolio dall'acqua. Il mare è calmo e autorizza le tante imbarcazioni ad aiutare a prevenire l'arrivo della marea nera vicino alle coste".
Aiutatemi a capire.
Cosa fanno quei cervelloni che stanno a Stoccolma?
Cosa deve fare di più una persona per ricevere il premio Nobel per l'ambiente?
Obama si è addirittura arrabbioato e si è assunto la piena responsabilità di quanto verrà fatto per mettere fine alla fuoriuscita di greggio. Cosa deve fare di più?
AQuesti di ZStoccolma sono proprio degli ingrati.
E non date ascolto a chi dice che la BP (come tutte le piattaforme petrolifere) stava trivellando con autorizzazione governativa, a firma Obama. Non date ascolto a chi dice che il governo non si è mai preoccupato di effettuare controlli sui sistemi di sicurezza delle piattaforme. Non date ascolto a chi dice che la enorme spesa per la bonifica sarà pagata da noi tutti, perchè una tassa sul barile si tradurrà in un aumento del prezzo della benzina.
Guardatevi Obama come raccoglie le palline di catrame.

venerdì 28 maggio 2010

PD: le grandi manovre

Il pool antibersaniano, formato da diverse anime, si è messo al lavoro per asfaltare la strada al nuovo leader del PD.
Addirittura troviamo anche una strana coalizione: Walter Veltroni e Nichi Vendola. Nessuna candidatura diretta alla premiership ma soltanto azioni di disturbo e logoramento nei confronti del segretario Pier Luigi Bersani e del Pd, per aprire la strada al vero candidato della coppia, lo scrittore Roberto Saviano.
Troppo rischiosa la strada del ritorno sul luogo del delitto per Veltroni che ha già potuto notare lo sbarramento che gli ha preparato Bersani all’ultima assemblea. L’impresa poi, si presenta ancora più velleitaria per Vendola che nonostante il suo grande seguito a sinistra, rischierebbe di spingere fuori dalla coalizione diversi pezzi centristi e cattolici candidandosi così a un suicidio politico e a perdere anche l’attuale ruolo e fetta di potere.
Per tutto questo, meglio un papa straniero.
Proprio come consigliò un paio di mesi fa Ezio Mauro come unica ricetta per salvare il Partito democratico e tutto il centrosinistra. Dopo l’ultima batosta elettorale di marzo, il generale di Repubblica disse che per contendere a Berlusconi la guida del Paese ci vuole «un leader che non risponda ad apparati e cursus honorum tradizionali. Che esprima una discontinuità, che offra una speranza di cambiamento e di vittoria».
Una descrizione che per molti rispondeva al profilo di Vendola ma che invece indicava proprio Saviano.
Ed ecco che è partita la macchina che tende a santificare Saviano.
Repubblica gli sta attribuendo tutti i successi nella lotta alla Camorra ottenuti dal ministro dell’Interno Roberto Maroni e dell’attuale governo.
Il gruppo «L’Espresso» a partire dal suo capo, Carlo De Benedetti, è pronto a costituire il terzo pilastro dell’alleanza. Tutti kingmakers e rematori per favorire e controllare il giovane e politicamente inesperto Saviano. Un’icona più che un politico che, secondo la coppia, rinnoverebbe l’immagine del centrosinistra trasformandosi in una sorta di testimonial e lasciando a loro la gestione del potere.
A ottobre la fondazione di Veltroni entrerà a gamba tesa nel dibattito politico con un grande evento dove lo scrittore campano sarà l’attrazione principale. E se non sarà cambiato lo scenario rispetto a quello di oggi, sarà quella la grande occasione per il lancio del candidato che dovrà sfidare Bersani alla leadership del centrosinistra.
Con il gruppo L’Espresso, Veltroni e Vendola a proteggergli le spalle.
Per ora Donadi (idV) e Dario Fo rilasciano interviste dove indicano Saviano meritevole del Premio Nobel.

giovedì 27 maggio 2010

Una storia di ordinaria ingiustizia

Ricordate Rino Formica?
No di certo. E' stato ministro ai tempi di Craxi e sono passati 17 anni da quando, nel 1993, (mani pulite) fu accusato di aver incassato tangenti per la realizzazione di nastri trasportatori al porto industriale di Manfredonia e venne condannato, in primo grado, a quattro anni e sei mesi.
Dicevo che sono trascorsi 17 anni ed ora la Corte d’Appello di Bari lo ha assolto per non aver commesso il fatto.
Formica oggi si sente un perseguitato politico, come tanti socialisti “fatti fuori” a colpi di avvisi di garanzia e con sentenze di condanna spesso di dubbia fondatezza. D’altronde, in quel periodo, l’attacco per via giudiziaria era l’unico modo per scardinare il partito guidato da Bettino Craxi i cui avversari di allora, del resto, oggi sono ancora ben presenti sulla scena politica nazionale, compresi alcuni di quei giudici autori del massacro socialista.
Nell’intervista al Corriere, il politico pugliese, ricordando i pm che ne distrussero carriera politica, vita ed affetti, non la manda certo a dire: «Uno si chiamava D’Amelio, ora è morto ma nel ’94 si candidò col centrosinistra. E l’altro, Alberto Maritati, da anni è senatore del Pd. Che robaccia, che intrico tra magistratura e malaffare c’era in quegli anni, a Foggia…».
E mica solo a Foggia, aggiungo io… ed mica solo allora.

A proposito, non perdete tempo a cercare questa notizia su Repubblica o sul Fatto Quotidiano. Questa notizia semplicemente non c'è. Per questi giornali, per questi giornalisti e per i loro lettori questa non è una notizia. Per i tarvagliati Formica è un corruttore e basta.

domenica 23 maggio 2010

e noi.... tra due coglioni

Era il 4 aprile, in piena campagna elettorale, e Berlusconi parlava davanti alla platea di Confcommercio. Le sue parole furono queste: «Ho troppo stima per l'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare contro i loro interessi».
Apriti cielo.
Romano Prodi parlò di «disprezzo non solo per i leader, ma per tutta la gente e per il popolo».
Clemente Mastella, bollò le parole del Cav come «autolesionismo di chi è disperato e non sa che dire».
Rutelli: «Rimarrà solo con i suoi improperi che non meritano risposta» .
Emma Bonino: «Semmai è da coglioni credere all'abolizione, dall'oggi al domani, dell'Ici sulla prima casa».
E via così.
Fatto sta che, il giorno dopo, Berlusconi si corresse. Trasformando i «coglioni» in un più politicamente corretto «masochisti».
Oggi Bersani imita Berlusconi ed afferma: «Io sono per fare uscire da questa assemblea una figura eroica, i veri eroi moderni, gli insegnanti che inseguono il disagio sociale in periferia, lottano contro la dispersione mentre la Gelmini gli rompe i coglioni».
Forse Bersani soffre di un complesso di inferiorità nei confronti di Antonio Di Pietro o, più probabilmente, Bersani voleva smentire Walter Veltroni che due giorni fa, intervistato dal Fatto, parlava di un «Paese sull'orlo di una crisi di nervi».
Quanto a nervosismo, pure il Pd non se la passa male.

sabato 15 maggio 2010

Regioni in rosso (dalla vergogna)

Non so che facce abbiano fatto i governatori delle regioni Lazio, Campania, Molise e Calabria, quando ieri sera si sono sentiti dire dal governo che l’enorme disavanzo accumulato sulla sanità non può essere ripianato dallo Stato ma che saranno necessarie nuove tasse o riduzioni di spesa che devono essere a cura delle singole regioni.
Purtroppo si tratta di regioni strappate recentemente al centrosinistra, allegro e sprecone, e l’incombenza rimbalza sulla testa degli amministratori di centrodestra. Ma questo dovrà essere il futuro, ed è bene che ci si abitui.

In Italia esiste infatti una stranissima situazione: Le suddette regioni hanno speso, spaso e sperperato anche con spese che andavano ben oltre le proprie possibiltà economiche, e così facendo hanno attratto simpatie popolari e voti ai loro partiti, tanto poi c'è lo Stato che appiana il debito; e lo Stato è il resto dell'Italia.
Perchè mai il resto dell'Italia, che ha speso esattamente e non di più di quanto potesse spendere dovrebbe poi dare soldi a quelle regioni che se ne sono strafregate di quanti soldi avevano in cassa ed hanno continuato a spendere senza preoccuparsi di avere la copertura economica?

Mi si dirà: ma se diamo i soldi alla Grecia, perchè non li diamo anche agli italiani in difficoltà.
La prima risposta è semplice: E' vero che la Grecia si è comportata al pari di Lazio, Campania, Molise e Calabria ma, per ottenere un "prestito" ha ridotto gli stipendi della pubblica amministrazione, ha bloccato le assunzioni, sta cercando di eliminaregli sprechi.
E' esattamente quello che il governo ora sta chiedendo di fare alle regioni in rosso.

Io vivo in Campania e certo non mi farà piacere pagare una altra tassa (che chiamerei Tassa Bassolino, tanto per ricordarne la genesi), ma è importante che si metta un freno ai nostri governatori.
Scommettiamo che un'altra sorpresa ce la lascerà la Rosa Russo Iervolino? Sto leggendo delle cose assurde che, se fossero vere......... Tipo che tra le attività messe a bilancio dal Comune esiste una montagna di crediti che dai più viene definita con il termine di "Inesigibile". Se così fosse non ci sarebbe un BUCO, ma una VORAGINE.

giovedì 13 maggio 2010

Mr Bean Zapatero

Quando la Spagna di Zapatero (ma non sembra anche a voi che somiglia a mr Bean?) faceva la parte della cicala, ossia quando spendeva, spandeva ed elargiva, era divenuto il simbolo della sinistra italiana, il modello da imitare.
Ora che, oppresso dalle insistenze europee, Zapatero è costretto a tagliare, nessuno evidenzia che a pagare il conto del suo operato sono sempre gli stessi: i lavoratori, i pensionati, i deboli.
Ecco il piano:
Taglio del 5 per cento degli stipendi dei dipendenti pubblici e il loro congelamento nel 2011 (è la prima volta nella storia spagnola che un presidente riduce gli stipendi pubblici);
Riduzione delle retribuzioni del governo del 15 per cento;
Sospensione della rivalutazione delle pensioni nel prossimo anno, colpendo 5 milioni di pensionati;
Eliminazione del “cheque-bebé” (l'assegno di 2.500 euro concesso a tutti i cittadini – senza distinzione di reddito – che avevano un figlio).
Una sforbiciata agli aiuti allo sviluppo, a cui verranno decurtati 600 milioni di euro, e agli investimenti pubblici, ridotti di più di 6 miliardi nel 2010 e 2011.
Eliminazione della retroattività degli aiuti previsti dalla legge per l'assistenza alle persone non autosufficienti e che si acceleri l'iter per l'approvazione dei solleciti in modo da snellire le procedure.
Il taglio di altri 1,2 miliardi di euro da parte delle regioni e oltre 13mila posti in meno nel settore pubblico.
Nell'annunciarle Zapatero ha detto: è una prima sforbiciata.

Ogni cosa ha il suo perchè

Quel gran signore di Marco Pannella ha rilasciato la seguente intervista: "Sono legato da 40 anni a Mirella Paracchini, ma ho avuto tre, quattro uomini che ho amato molto. Non c’è mai stata alcuna gelosia con lei. Potevamo avere, e avevamo, anche altre storie".
Quell'individuo, ogni volta che appariva in televisione a lamentarsi e lo sentivo parlare, mi provocava sempre, indipendetemente dagli argomenti, profondo disgusto.
Ora so il perchè.

martedì 11 maggio 2010

Bersani non "può" raccogliere l'appello

Da Umberto Veronesi e Margherita Hack, da Fabrizio Rondolino e Massimo Locicero a Franco Debenedetti e Tiziano Treu, da Umberto Minopoli e Pietro Ichino a Enrico Morando e Chicco Testa. Sono 72 le firme di prestigio apposte da scienziati e intellettuali vicini al Pd che chiedono al segretario del Partito, Pier Luigi Bersani, di aprire alle istanze dell’energia nucleare, tenendo a freno “pressapochismi”.
A Bersani, i firmatari della lettera aperta, pubblicata dal “Riformista”, chiedono di “prendere atto che il nucleare non è né di sinistra, né di destra e che, anzi, al mondo molti leader di governi di sinistra e progressisti puntano su di esso per sviluppare un sistema economico e modelli di vita e di società eco-compatibili”.
Tra gli esempi addotti dalle voci pro-nucleare, “Brasile con Lula, Usa con Obama, Giappone con Hatoyama, Gran Bretagna con Brown. Noi ti chiediamo di garantire che le sedi nazionali e locali del Pd, gli organi di stampa, le sedi di riflessione esterna consentano un confronto aperto e pragmatico. Riterremmo innaturale e incomprensibile ogni chiusura preventiva su un tema che riguarda scelte strategiche di politica energetica, innovazione tecnologica e sviluppo industriale così critiche e con impatto di così lungo termine per il nostro paese”.
La lettera prende le mosse da dati che “sono chiari” anche a Bersani. Quanto alle fonti rinnovabili, proseguono i sottoscrittori della lettera-appello a Bersani, con esse, “se escludiamo l’idroelettrico, patrimonio storico del nostro paese, ma praticamente non aumentabile, produciamo circa il 6 per cento. L’energia solare per la quale sono stati investiti fino a ora circa 4 miliardi, ben ripagati dai generosi incentivi concessi fino a oggi dal sistema elettrico italiano, contribuisce al nostro fabbisogno elettrico per lo 0,2 per cento”.
Quanto alla “sbrigatività” e al “pressapochismo” con cui, spesso esponenti Pd affrontano la materia, i firmatari riferiscono che hanno “sentito parlare di ‘masserie fosforescenti’ e altre falsità di questo genere, che cozzano contro il buon senso e ogni spirito di razionale e serio approccio al problema.
Basterebbe attraversare il confine e visitare centrali nucleari francesi vicine ai castelli della Loira o quelle nelle vallate svizzere per capire l’enormità di tali affermazioni. O ancora per quel che riguarda i costi del programma nucleare: incomprensibile senza una discussione completa su tutti i dati di riferimento (costi di generazione del KWh, costo del combustibile, durata di vita delle centrali eccetera) e senza confronti con i costi delle alternative in caso di rinuncia al programma nucleare.
Per non dire - proseguono i 72 firmatari dell’appello a Bersani - del tema della sicurezza che punta a sottacere il track record di sicurezza degli impianti nucleari che non ha paragoni con quello di ogni altra filiera energetica”.
L’appello si conclude con un invito fermo al segretario: “Occorre evitare il rischio che nel Pd prenda piede uno spirito antiscientifico, un atteggiamento elitario e snobistico che isolerebbe l’Italia, non solo in questo campo, dalle frontiere dell’innovazione. Ampi settori di intellettualità tecnica e scientifica, che un tempo guardavano al centrosinistra come alla parte più aperta e moderna dell’Italia, non ci capiscono più e guardano altrove”.

Custodia cautelare

La presunzione d'innocenza è sancita nella Costituzione Italiana, la quale recita all'articolo 27, comma 2 che «l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva».
La presunzione d'innocenza è inoltre un principio del diritto penale secondo il quale un imputato è innocente fino a prova contraria. L'onere della prova spetta alla pubblica accusa, rappresentata nel processo penale dal pubblico ministero. Non è quindi l'imputato a dover dimostrare la sua innocenza, ma è compito degli accusatori dimostrarne la colpa.
Così scrissero i "padri costituenti" quando si cimentarono a dare delle regole equilibrate per la gestione del nostro Paese.
Ma i "fatti" ci dicono che oggi viviamo in un'altra Italia.
In un'Italia in cui se un libero cittadino viene solo sospettato di aver commesso un qualsiasi reato, va direttamente in galera. Veramente questo non vale per tutti i cittadini, ma solo quelli per cui un pm ritiene che possa accadere anche una sola delle tre ipotesi: se quel cittadino può in qualche modo inquinare le prove, se quel cittadino può reiterare il reato oppure se c'è un reale pericolo di fuga all'estero dell'individuo.
Per prenderci in giro, poi, non lo chiamano arresto, ma lo etichettano come "custodia cautelare".
Un'invenzione tutta italiana, almeno nel suo sitema di applicazione.
Faccio un esempio: Vi ricordate di Silvio Scaglia? l'ex amministratore delegato della Fastweb?
Era la fine di febbraio quando fu emesso un ordine di "custodia cautelare". Lui era all'estero, noleggiò un aereo e tornò in Italia per mettersi a disposizione della Procura di Roma e chiarire i fatti di cui era accusato.
Da allora è ancora rinchiuso nel carcere di Rebibbia. E qui siamo al paradosso perché Silvio Scaglia non può più inquinare le prove dei fatti contestatigli in quanto risalenti al periodo 2003-2007, lui non è più l'ad della società e non esistono le condizioni materiali per le quali il manager potrebbe reiterare il reato, infine non esiste il pericolo di fuga in quanto lo stesso è tornato appositamente dall’estero per fornire chiarimenti su tutto ciò che gli era stato contestato.
Ma allora, mi chiedo: perché è ancora agli arresti che, più che cautelari, sembrano quasi essere dettati da esigenze di estorcere qualche ammissione o confessione?
Non so dire se si tratta di vera e propria tortura, ma di certo ci si avvicina molto.
Ora leggo che la procura ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dai legali perchè: «Scaglia non ha “patteggiato” il suo rientro».
Ma, scusatemi, patteggiare cosa e, soprattutto, perché? Se io sono un cittadino perbene e convinto di non aver commesso alcun reato, di fronte ad una ordinanza di custodia cautelare che mi riguarda, mi presento subito e cerco di chiarire la mia posizione. Patteggiando, dovrei ammettere colpe che non ho o reati che appunto in realtà non ho commesso.
Quale Costituzione e quale Codice penale stanno utilizzando i magistrati?
Volete un esempio contrario?
Ricordate l’architetto Angelo Zampolini? Colui che è accusato di essere stato il «riciclatore del denaro provento dei delitti contro la pubblica amministrazione» ed in pratica il braccio destro di Anemone? Ebbene per lui non è stata emessa alcuna richiesta di "custodia cautelare" ed i pm ne hanno anche chiarito il motivo: "Zampolini sta collaborando".
Che tradotto significa: Ha fatto il nome di Scajola e ne farà anche degli altri.
Le conclusioni traetele da soli.

domenica 9 maggio 2010

A scapito degli italiani

Si vede che Silvio Berlusconi è un assiduo lettore di Agatha Christie, secondo la quale “un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi ma tre indizi sono una prova” ed allora lui conclude che la caduta dell'amico Scajola, quella dell’amico Verdini, quella fallita in precedenza dell'amico Bertolaso e quelle degli altri ”amici“ che a detta dei bene informati dovrebbero seguire nei prossimi giorni, trasformano tutti questi indizi in una prova gigantesca.
E allora il cav. parla di complotto.
Dieci minuti dopo Fini replica: "Non c'è nessun complotto, siamo al delirio".
Fini continua a perseguire un disegno oscuro ai più, ma che risponde comunque all’obiettivo di creare difficoltà a Silvio Berlusconi anche a costo di penalizzare se stesso.
Un consiglio per Berlusconi: "sta zitto per una settimana". In questo periodo infatti il signore Fini sta parlando sempre e solo per contraddirti o per negare ciò che tu dici. "statti zitto" e Fini non avrà più argomenti.

Tornando al complotto, io penso che, se non si può parlare di complotto, comunque è innegabile che esiste un insieme di comportamenti individuali e separati che finiscono con il formare un disegno unico perché ispirati tutti alla comune volontà di cercare ad ogni costo di azzoppare il Cavaliere.
Il problema, a mio avviso, è che queste azioni producono un logoramento che va oltre la stabilità del governo Berlusconi ma spingerà l’intero paese sull’orlo di un abisso.
A chi giova?
Quando queste cose succedono, c’è una sola semplice risposta: Berlusconi deve dare fastidio a qualcuno.
Riflettiamo su alcune cose. Berlusconi è attualmente coperto dalla legge sul legittimo impedimento, nessuno può processarlo, come si era tentato di fare.
E allora?
Allora si indirizzano i colpi sui suoi collaboratori. Come abili cecchini, si cerca di colpirli uno ad uno. In più le agenzie di rating internazionali, dimenticando volutamente che il mercato pochi giorni prima ha premiato l’asta dei titoli italiani, insinuano che l’Italia rientra tra i Paese europei a rischio, contribuendo al crollo delle borse. Salvo poi ripensarci.
Questa è la manovra in atto contro Berlusconi e il suo governo, da anni, ma ora l’assedio, che con i risultati delle regionali sembrava smontato, è ripreso con maggiore virulenza, intriso di rabbia, che è la peggiore consigliera.
Il discredito ed il fango che si sta gettando sull'immagine dell'Italia, crea agli occhi degli osservartori economici una lacuna di credibiltà che in una situazione di crisi mondiale come quella che stiamo attraversando, è da irresponsabili.
Il tanto peggio tanto meglio porterebbe l’Italia ad un cumulo di macerie.
La conclusione è una sola: i manovratori di questo accerchiamento difendono interessi che niente hanno a che vedere con quelli del popolo.
Sono i meschini interessi di chi vuol continuare a fare i suoi profitti a scapito degli italiani.

sabato 1 maggio 2010

Cambia la musica

Una cosa è investire nella cultura, altro è gettare i soldi.
Oggi parliamo di lirica. (a me piace molto).
In Italia esistono tredici super-teatri, ai quali vanno erogati dallo Stato (cioè da noi) più di 300 milioni di euro ogni anno.
Siccome lo Stato e nessun altrop ente è preposto poi al controllo su come questi soldi vengono spesi, si è arrivati oggi ad assistere al fatto incontrovertibile che i dipendenti del settore sono deventati un vero esercito: 5.700 dipendenti, una media di 438 persone cadauno con una miriade di privilegi, che poi, lascia fare al sindacato, e ne trovi di veramente fantasiosi.
Li chiamano "integrativi" e sono delle voci, non da poco, che integrano lo stipendio; eccone un esempio:
«indennità umidità» per chi suona all’aperto, in altri termini soldi in più per farsi ripagare della scomodità di suonare sotto il cielo, anche se di umido non c’è traccia e la serata è viceversa secca e calda.
«l’indennità armi finte», dacché l’alabarda di cartone e la lancia di gommapiuma potrebbero ferire l’artista.
«indennità frac», un premio per indossare l’abito da pinguino.
«l’indennità di lingua», cioè un bello straordinario ogni volta che un coro deve esercitare l’ugola in un idioma straniero. Qui, al San Carlo di Napoli, hanno avuto la genialata, e l’«indennità di lingua» scatta anche se c’è solo una parola straniera in tutto la partitura.
«l’apporto capitale», in base alla quale il musicista che suona con il proprio strumento, viene ripagato del fatto di consumare il proprio strumento.
Se capita poi di andare all’estero, il conto in banca del professore d’orchestra e degli altri «manovali» della fondazione lievita come il pane di Altamura: anche 150-200 euro al giorno.

Ora è cambiata la musica: la cultura è la culrura e lo spreco è lo spreco.
Il governo ha fatto un decreto e Napolitano la ha firmato. E' l'inizio di una svolta?
Ovviamente musicisti, artisti e manovali non ci stanno a perdere questi "DIRITTI" ed ora tutti i teatri lirici sono "chiusi per sciopero".
Qual è lo slogan? "Tagli alla cultura". Ovvio? No?