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giovedì 29 aprile 2010

Grazie

Quando Berlusconi diceva che il nostro Paese s’è comportato meglio di altri nella gestione della crisi, diceva una grande verità che i fatti di queste ore rendono cristallina: l’Italia non ha truccato i conti, non ha un’economia basata sulla finanza, non ha un primo ministro che se n’è infischiato della gestione del debito e della politica del rigore.
Tutto questo s’è tradotto in punti di fiducia. Bisogna essere schietti, gran parte di tutto questo si deve a Giulio Tremonti, alla sua abilità, alla sua visione e anche al suo caratteraccio. Se avesse ceduto ai richiami sul taglio delle tasse, oggi ci troveremmo in una situazione più fragile di fronte al terremoto che sta scuotendo la Grecia, la Spagna e il Portogallo.
Nonostante questo grande merito, l'opposizione continua a lamentare che Tramonti ha effettuato tagli orizzontali, laddove era necessario, dicoo loro, effettuare tagli mirati.
Forse hanno anche ragione, ma nessuno ha l'onestà di dire che la situazione debitoria dell'Italia (la quarta nazione al mondo) ha veramente rischiato di fare la fine della Grecia, dove oggi si annunciano drastici tagli agli stipendi per onorare i debiti.
L'onestà intellettuale deve farci dire: questo poteva capitare anche in Italia.
Quando poi leggo le cose di cui l'ex-ministro Damiano accusa l'attuale governo di non fare o di non avere fatto, ringrazio il popolo italiano di aver mandato a casa il governo Prodi. Oggi staremo fuori alle banche a piangere e salutare i nostri piccoli risparmi.

sabato 24 aprile 2010

Fini: Come finirà?

Ho riascoltato con attenzione l'incontro-scontro tra Berlusconi e Fini.
Sebbene io non avessi ancora capito bene quale sia la strategia che Fini sta mettendo in campo, una cosa è chiara:
All’inefficace ed inconcludente politica dell'opposizione, tutta presa nel continuo sostituirsi di segretari di partito e per nulla vicina e coerente con le necessità espresse dai cittadini, si è sostituita la maggioranza che all’interno del PDL, con Fini, assume come suoi, i principi della sinistra rimanendo o cercando di rimanere all’interno delle coalizione attualmente al Governo.

Allora cerco di ragionare su 3 ipotesi della strategia finiana:
1. Io non credo che Fini pensi davvero che il PdL si stia appiattendo sulle volontà della Lega, per il semplice motivo che le poche cose che questo governo sta realizzando facevano già parte del programma di governo firmato da Berlusconi, Bossi e Fini.
Tutto nero su bianco; questo governo non sta facendo nulla di più. Non posso dire nulla di meno perchè dal programma è scomparsa l'abolizione delle Province. Fini dice che questo taglio lo ha imposto la Lega, Berlusconi risponde che questo taglio è stato effettuato perchè nella realtà, a conti fatti, tutti quei soldi di risparmio che si supponevano di realizzare, erano solo una grossa balla.
Ma non è possibile che per questo unico motivo Fini usi l'espressione "la PdL si è appiattita sulla Lega".
2. Allora dove sta il problema? Il problema sta nel fatto che Berlusconi ed i media dicono che la coalizione di destra ha vinto le elezioni regionali, mentre Fini evidenzia che le elezioni le ha vinte la Lega, mentre il PdL le avrebbe perse.
E allora? E allora Fini vuole spingere Berlusconi a mettere in campo azioni correttive, che diano una Identità al PdL; ma il cavaliere non ne vuole sapere ed allora lui cerca di esprimere le cose che identificano la PdL e la diversificano dalla Lega.
Potrebbe essere questa la chiave di lettura?
Boh? Se fose così, perchè si arriva invece a fare volare gli stracci?
3. Fini effettivamente ha intenzione di rompere con il PdL, dice che le cose stanno così e cosà; poi si contano, vedono che sono quattro gatti (e lui perderebbe anche la poltrona alla Camera) ed allora dice: resto con licenza di dissentire. In pratica se ne andà più in là, quando la schiera si farà più nutrita.
Nel frattempo sta succedendo che Fini piace all'opposizione, per 3 motivi:
1. perchè l'opposizione sorride a tutti quelli che sparlano di Berlusconi, escort comprese,
2. perchè Fini sta dicendo cose che l'opposizione non riesce a dire,
3. perchè a sinistra manca un leader.
Come finirà?
Qualcuno già vede un governo tecnico: Fini, Casini, Rutelli, Bersani.

domenica 18 aprile 2010

Fare Futuro?

Dal blog di Barbara di Salvo.
Avrei scritto le stesse cose, ma lei le ha scritte meglio:




Perché?
Questo mi chiedo, e sono sicura di non essere l’unica dei tuoi ex elettori a chiederselo.
Sì, ti ho sempre votato, ti adoravo, anche quando neppure si immaginava che potessi arrivare mai al governo, anche quando Berlusconi faceva solo televisione e tu facevi solo politica.
Da qualche anno le parti, però, sembrano essersi tristemente invertite e sei proprio tu ad aver smesso di far politica e sei diventato solo un uomo a caccia di titoli nei telegiornali.
Io davvero non ti capisco, nessuno dei tuoi ex elettori ti capisce e questo, scusami, ma mi sembra un enorme difetto per un politico che sognava da statista.
Se chi ti votava prima ancora dello sdoganamento, se chi ha continuato a votare te anziché Berlusconi anche negli anni successivi, oggi non ti capisce più, il problema è tuo, non nostro.
Scendi un attimo da quel piedistallo sotto una campana di vetro in una torre d’avorio in cui ti sei esiliato e guardati intorno.
Hai fatto terra bruciata. Hai perso un consenso elettorale incredibile e ancora non sembri aver capito perché.
Te la prendi con Berlusconi perché asseconda le richieste della Lega. Ti preoccupi del successo di Bossi e non hai ancora realizzato che i voti la Lega li ha portati via tutti ad AN, non a FI.
Sveglia! Possibile che te ne sia ancora reso conto? Possibile che tu non abbia ancora capito il motivo?
Fatti un giro sul tanto osannato territorio e vai a cercare i tuoi vecchi camerati. Li ritroverai quasi tutti in camicia verde.
No, non ti hanno tradito. Sei tu che hai tradito loro.
La colpa è solo tua, caro il mio “uomo delle istituzioni”, non è di Silvio che si coccola l’Umberto, ma tutta tua.
Non si tratta di alleanze, di fedeltà, di occupazioni mediatica, di poltrone, di chiacchiere.
No, caro mio. Si tratta di politica vera, fatta di ideali, di programmi, di passioni, di senso di appartenenza, di obiettivi comuni.
Tu dici che non vuoi copiare la Lega perché la gente preferirà sempre l’originale alla copia e non ti sei neppure reso conto che il vero originale era l’MSI, era AN, eri tu.
Non è stato un caso se la legge sull’immigrazione si sia chiamata Bossi-Fini. Ora la rinneghi, ma l’hai scritta quando ancora tu eri Fini e Bossi prendeva appunti.
Ti sei fatto scippare le idee e neppure te ne sei accorto.
Rileggiti i tuoi discorsi di 10/20 anni fa, rileggiti quelli di Almirante e confrontali con quelli dei leghisti di oggi.
Chi ha copiato chi?
Chi si opponeva all’immigrazione selvaggia e senza controllo?
Chi si preoccupava della sicurezza nelle città?
Chi pretendeva il rispetto delle regole e la punizione severa dei delinquenti?
Chi lottava contro la criminalità organizzata e appoggiava Falcone e Borsellino ben prima che li ammazzassero, quando tutti li ostracizzavano?
Chi difendeva le tradizioni cristiane, i nostri valori, le nostre radici, la nostra cultura, la nostra identità?
Chi lottava perché ognuno fosse responsabile personalmente delle proprie azioni?
Chi chiedeva che il libero mercato fosse contemperato con le esigenze sociali dei ceti più deboli?
Chi difendeva i prodotti e le imprese nazionali contro la globalizzazione?
La Patria! Santa pazienza, non te la sento nominare da anni.
Solo questo vi distingueva e tu, ingenuamente, ti sei fossilizzato sulle loro folcloristiche richieste di secessione e non ti sei accorto che l’unica differenza tra voi era l’ambito territoriale.
Loro volevano applicare i tuoi programmi solo al nord. Tu li volevi applicare a tutta Italia.
Tu hai finito per dimenticarti sia dei tuoi programmi che dell’Italia intera. Loro si stanno espandendo al sud.
Complimenti!
Anziché mantenere saldi i tuoi principi, che evidentemente tali non erano, anziché portare avanti con più forza i tuoi programmi, li hai abbandonati.
Così, da un giorno all’altro hai mollato il porto sicuro della tua storia politica e sei andato alla deriva.
Non dico neppure che sei andato a sinistra perché non sei convincente neppure in quel ruolo.
Semplicemente ti sei perso alla ricerca delle tue ambizioni.
Non quelle dell’Italia, non quelle dei tuoi elettori, ma solo le tue e, presumo, della tua compagna.
Dispiace constatarlo, ma quando si dice che un grande uomo ha sempre una grande donna vicino, tu sei l’esempio vivente. Il cambio ti ha distrutto.
Senza Daniela hai perso completamente consistenza, spessore, carattere e sei diventato il classico ultracinquantenne con la vanità esaltata dalla ragazzina di turno, che non riesce a vedere oltre le sue brame.
Nella tua cieca presunzione, eri convinto di essere carismatico, che i tuoi fedeli elettori ti avrebbero seguito anche mentre andavi a caccia di consensi nell’intellighentia sinistra, proprio quella che abbiamo sempre disprezzato.
All’inizio ci abbiamo magari provato. Ti stimavano, ti credevamo così intelligente che pensavamo che avessi chissà quale disegno politico.
Certo, ci stupivi. Faticavamo a digerire certe tue esternazioni, ma ti concedevamo ancora fiducia.
In fondo votare te significava comunque avere Berlusconi premier e credevamo che tu stessi studiando come uscire dalla nicchia per diventare un vero leader popolare.
Era inevitabile vederti smussare gli angoli, aprirti ai moderati, liberarti di alcuni scomodi scheletri del tuo passato.
Poi sei andato decisamente oltre e hai rinnegato il tuo passato, i tuoi ideali, i tuoi valori.
Hai rinnegato noi, i tuoi elettori. Ci hai traditi. Molto semplicemente.
E con dolore, con rammarico, se non con vero proprio schifo, come quello che provo adesso, abbiamo smesso di seguirti.
Perché quello che tu non hai capito è che non eravamo pecore che pendevano dalle tue labbra, ma persone che in quei valori credevano davvero.
Una volta che li hai abbandonati, noi abbiamo abbandonato te e ci siamo guardati intorno.
Tanti, i più moderati e liberali, hanno voluto e creduto nel PdL. Altri, i più duri e puri, perso l’originale, si sono naturalmente indirizzati verso la copia, la Lega.
E tu ancora ti stupisci se ha tanti consensi? Fenomeno, erano i tuoi voti quelli e sei stato solo tu a perderli.
Io davvero mi chiedo come uno come te abbia potuto perdersi così per la smania di potere.
Mi domando spesso se sullo scranno più alto di Montecitorio sia la scarsità di ossigeno a farvi uscire di testa.
La Pivetti da suora laica si è trasformata in bomba sexy dello spettacolo, tu e Casini siete diventati due macchiette da avanspettacolo.
Troppi riflettori? Troppo potere?
Perché io posso capire le tue ambizioni, posso capire che tu ti senta frustrato perché speravi che Silvio Highlander mollasse prima. Ci credevo e ci speravo anch’io che tu fossi il suo successore, ma quel posto non è mai stato tuo di diritto. Te lo dovevi guadagnare sul campo.
Nei bei tempi antichi, i bravi generali mostravano in battaglia il loro valore per essere eletti primi consoli. Però lo facevano combattendo per Roma, non per Cartagine. Forse questo ti è sfuggito.
Tu per chi combatti? Tu chi sei? Tu che vuoi?
Perché uno può anche essere disposto a seguirti, ma dovrà pur capire perché.
Smarcarti sempre, segnare la differenza a tutti i costi, essere politicamente corretto, fingerti super partes, può anche essere molto istituzionale, ma non mi trascini dalla tua parte neppure bendata.
Quali sono oggi i tuoi valori? Che programmi hai? Che Italia sogni? Cosa pensi di fare per gli italiani?
Abbi pazienza, ma sono anni che ogni 2x3 ti sento parlare solo di immigrati, di gay e di diritti delle minoranze.
Tutto molto nobile, interessante, ma, per curiosità, hai una qualche vaga idea anche per la maggioranza degli italiani?
Non te ne sento pronunciare una che sia una da tempo immemore.
Solo critiche, ma mai che siano costruttive, propositive.
Sei diventato di una noia mortale.
Vuoi andartene? Buon viaggio!
Non ci mancherai, perché ti abbiamo già perso tanti anni fa.
http://www.barbaradi.splinder.com/

sabato 17 aprile 2010

Pretofilia

In questo mondo marcio, depravato fino al midollo, non ci facciamo mancare nulla nei riguardi dei minori: Bambini stuprati e molestati in casa o a scuola, bambini venduti per la strada, bambini protagonisti di film e foto oscene, bambine date in "sposa" a otto anni, ma ......l'unica battaglia contro la pedofilia, i media la consumano solo contro i preti pedofili (che comunque costituiscono l'1% dei casi di pedofilia nel mondo). E' quasi una barzelletta, ma non fa ridere, come non ridono quelle bambine che, in Thailandia o in Cambogia, si lasciano prostituire nei bordelli.
A parte il fatto che il reato di pedofilia è il più abominevole dei reati, ed a parte il fatto che io non lo chiamerei pedofilia, che letteralmente vuol dire "amore per i bambini", qualcuno mi deve spiegare perchè nei casi di pedofilia nei quali sono rimasti coinvolti intellettuali, non si è suscitato pari indignazione nei media. Anzi, in qualche caso, si è assistito alla difesa dell’accusato. Recentemente abbiamo visto il regista Roman Polanski, che stuprò una dodicenne, ricevere lettere di solidarietà da tanti "benpensanti" affinché non finisse in prigione.
E allora?
Allora io penso, ma è anche evidente, che non si tratta di lotta alla pedofilia, ma di una persecuzione contro il Papa e contro i cattolici; in pratica contro la Chiesa perché in questi tempi è l'unica per la difesa della vita ed è contraria al matrimonio tra omosessuali. È l’unica voce discorde importante, l’unica istituzione mondiale che esprime con voce autorevole la propria avversità.
Dal momento che costituisce un disturbo, la si attacca come si può. Siccome, vergognosamente, esiste la piaga dei preti pedofili (da condannare), i media preferiscono accanirsi sopra questi casi per sferrare attacchi contro la Chiesa.
Comunque il problema dei reati di pedofilia esiste e sta facendo bene il Papa ad affrontarlo seriamente. La cosa strana è che, proprio quando viene affrontato con determinazione, i media si svegliano.

martedì 13 aprile 2010

Referendum

Ricordate il Lodo Alfano?
Il parlamento lo approva, Napolitano lo firma, Di Pietro pronuncia la parola magica: referendum, poi un pm di Milano solleva l'ipotesi di incostituzionalità e la Consulta boccia tutti, governo, parlamento e presidente della Repubblica, e chi più ne ha più ne metta. E il referendum?

Adesso c'è il legittimo impedimento.
Il parlamento ha approvato, Napolitano ha firmato, Di Pietro ha presentato il solito referendum e il solito pm di Milano ha sollevato l'ipotesi di incostituzionalità. La giostra si fermerà lunedì prossimo, quando i giudici di Milano delibereranno di passare gli atti alla Consulta che fermerà la giostra.
Nulla di nuovo, ma mi viene da ridere.
Perchè la legge sul legittimo impedimento è una norma transitoria e durerà al massimo 18 mesi, cioè sicuramente meno dell'iter necessario per arrivare alla consultazione referendaria.
Ma l'ex pm va avanti per la sua strada. È la sua specialità. L'importante è parlarne, riempirsi la bocca di frasi roboanti sulla necessità che la gente fermi il tiranno Berlusconi. Il referendum è uno specchietto per le allodole, ed in Italia abbondano.
«Il primo maggio - spiega Di Pietro rilanciando la consultazione contro il legittimo impedimento - iniziamo una raccolta di firme per un referendum per cancellarla».
Ogni volta che il governo Berlusconi dà vita ad una legge che non gli piace, Antonio Di Pietro pronuncia la parola magica: referendum.
Quanti ne ha annunciati? Quanti hanno visto la luce? E guai a chi ride.

domenica 11 aprile 2010

che satiri


Se la sinistra iniziasse a lavorare per mettere insieme un programma di governo interessante, potrebbe anche candidarsi come alternativa al governo attuale, ma la sinistra resta sempre più convinta che la loro affermazione può avvenire solo con la scomparsa di Berlusconi.
Prima si accontentavano di vederlo in galera, ora sperano nella eliminazione fisica.

sabato 10 aprile 2010

Quando proclamarsi pedofilo non era considerato reato.

Era il 27 ottobre 1998 e radio Radicale promosse un convegno su Pedofilia e Internet dal titolo: vecchie ossessioni e nuove crociate.
Obiettivo del convegno fu quello di analizzare le conseguenze sulle libertà personali, sul diritto alla privacy e sullo sviluppo delle nuove tecnologie telematiche delle iniziative legislative e giudiziarie condotte sotto la spinta della recente campagna aperta nei confronti della pedofilia in generale e del binomio "Internet-pedofilia" in particolare.
Ci fu un'ampia discussione e ci furono tantissimi relatori.
Agli ultimi due paragrafi del convegno viene riportato letteralmente:
In ogni caso in uno Stato di diritto essere pedofili, proclamarsi tali o anche sostenerne la legittimità non può essere considerato reato; la pedofilia, come qualsiasi altra preferenza sessuale, diventa reato nel momento in cui danneggia altre persone.
È invece certo che criminalizzare i pedofili in quanto tali - come "categoria" - non sulla base dei loro comportamenti ma della loro "condizione", non è ulteriormente tollerabile, e alimenta forme di psicosi sociale, e accessi di intolleranza che non costituiscono un argine alla violenza contro i minori, ma uno stimolo a una caccia agli "untori" letteralmente devastante sul piano civile o politico.


Menomale che il popolo laziale ha bocciato la Bonino, altrimenti........ne avremo viste di tutti i colori.
Divertitevi a leggere il resoconto del convegno citato:
http://www.interlex.it/regole/convped.htm

giovedì 8 aprile 2010

Come e perchè è nato il popolo delle carriole?
Ecco la sequenza dei fatti:

1) Nei giorni successivi al sisma, tutte le cave della zona (meno una che si defila dopo i primi incontri) si mettono insieme e costituiscono un raggruppamento temporaneo di imprese che presenta un progetto dettagliato al primo cittadino per la rimozione delle macerie. Non ottengono alcuna risposta.
2) Il 19 maggio la giunta dell’Aquila delibera all’unanimità di «individuare, stante l’urgenza di provvedere, quale primo sito da allestire come deposito temporaneo in oggetto, la ex cava Teges, in località Pontignone».
3) Nei giorni successivi il comune scrive alla Protezione civile e chiede un parere per verificare la possibilità di adottare la procedura di urgenza che permetta di evitare la gara pubblica e di procedere con affidamento diretto all’assegnazione dell’appalto per lo smaltimento dei rifiuti. La risposta che arriva dagli uomini di Guido Bertolaso, nel frattempo impegnati giorno e notte a gestire la prima emergenza, è interlocutoria: la legge è questa, se ritenete che ci «siano gli estremi di urgenza derivanti da eventi imprevedibili» fate pure.
4) L’8 giugno il Comune dell’Aquila invia una nota alla società T&P che gestisce la cava in questione, e le comunica l’intenzione ufficiale di procedere all’assegnazione dell’appalto. A tempo di record, la mattina successiva, la T&P fa recapitare al comune un’offerta dettagliata per la gestione e lo smaltimento delle macerie. Questa offerta viene fatta propria dalla giunta con la delibera numero 154 del 12 giugno, nella quale si dichiara esplicitamente di «accettare la proposta contrattuale e di affidare i lavori alla T&P». La firma in calce è del sindaco Cialente.
5) In sostanza, la giunta di Massimo Cialente dà l’appalto per lo smaltimento delle macerie a una società. Ed è questa società che ai primi di luglio inizia a lavorare sulle macerie. Con pochi mezzi e pochi uomini.
6) Però nelle settimane successive succede qualcosa. Gli altri cavatori si ribellano e bussano alle porte del comune chiedendo gli atti. I funzionari fanno spallucce. Viene chiesto l’intervento della polizia, che in data 6 luglio verbalizza il rifiuto e scrive che l’impiegato del comune Aldo Gianvincenzo «riferiva che non era a conoscenza della pratica». Peccato che lo stesso Gianvincenzo figuri come «minutante» (in pratica l’estensore) della delibera 154 che affida i lavori.
7) A questo punto il colpo di scena. Fiutata l’aria, la giunta Cialente si riunisce ancora il 24 luglio e mette nero su bianco la delibera numero 165. Vi si legge che nel precedente atto del 12 giugno non si deliberava di «accettare» ma di «accertare» la proposta contrattuale della T&P. Da questa verifica, effettuata con determinazione numero 176 del 22 luglio, la T&P risulta «non avere il possesso dei requisiti previsti dalla normativa per l’affidamento dei lavori».
Da quel giorno tutto è fermo e nasce ad hoc il popolo delle carriole, che ha il compito di sollevare un polverone mediatico nei confronti del governo.

sabato 3 aprile 2010

Voglia di Burka

Quei pezzi di sinistra che sono rimasti non hanno più idee e quindi cercano, brancolando nel buio più assoluto, di attirare l'attenzione dei media. Evidentemente non sanno più a che santo rivolgersi per ottenere voti (extra) e salire al potere, ed arrivano al punto di proporre la legittimazione dell'uso del burka in Italia.
Non è una barzelletta e neppure un pesce di aprile: Quindici deputati del Pd e dell’Idv, tra cui Salvatore Vassallo, il primo firmatario, in commissione Affari costituzionali hanno presentato una proposta di legge che legittimi l’utilizzo del burqa in Italia.
Secondo i quindici deputati del Pd e dell’Idv, indossare il burqa in Italia non sarebbe lesivo della dignità delle donne, perché nella tradizione islamica è considerato parte integrante del vestiario abituale. Secondo i quindici deputati, indossare il burqa non costituirebbe neanche un pericolo per la pubblica sicurezza, perché sarebbe sufficiente che la donna che lo indossa, se richiesto dalle forze dell’ordine, si facesse identificare.

giovedì 1 aprile 2010

Oltre L'Unione

Ma che bella idea.
Raccogliere da Ecologia e libertà a Rifondazione, dal Pdci a Mussi, da Beppe Grillo al Popolo Viola, da Agnoletti ai no glogal, dai disubbidienti ai marxisti, tutti riuniti e guidati dall'Italia dei Valori.
Da un lato ci sarà il Pd (magari alleato con l'UdC) e dall’altro questo nuovo raggruppamento di movimenti e partiti.
L'Idv sarebbe la guida di questo processo di semplificazione e, alle prossime elezioni politiche: «Dobbiamo presentarci con una federazione di partiti e movimenti che, alleata col Pd, sia in grado di guidare il centrosinistra verso la vittoria».
Ma che bella idea.
E a chi è venuta questa genialtà? Niente di meno che a De Magistris, che non avendo nulla da fare da eurodeputato, vagheggia.
E' proprio il caso di dire vagheggia, perchè dovrebbe prima di tutto identificare una linea politica che accomuni quella accozzaglia di gruppi.
Ah, già, dimenticavo, il collante è l'antiberlusconismo.
Così che ai disoccupati, inoccupati, sottoccupati, proporremo di mangiare pane e antiberlusconismo.
Finora hanno risposto in tre:
Di Pietro: ha detto "non ne so nulla".
Orazio Licandro, (e chi è?) della segreteria del Pdci ha detto: "Proposta di grande interesse".
Grillo ha detto: "Il compito di De Magistris in Europa era quello di fare luce sui capitali mafiosi in Europa e sui finanziamenti europei in Italia. Attraverso la Rete, ogni giorno. Un lavoro che fatto a tempo pieno non consentirebbe neppure di vedere la famiglia. E invece è sempre in TV. È stato eletto come indipendente e poi ha preso la tessera Idv. Parla a nome del Movimento 5 Stelle senza averne l'autorità.

Lunga vita a Santoro

Non ho mai creduto nei grillini; tra quel che dicono e ciò che fanno c'è sempre "incoerenza", ma può darsi che mi sbagliavo.
Ora hanno la possibilità di riabilitarsi; infatti, prima del voto avevano usato parole nette: «I rimborsi elettorali? Sono una truffa verso i cittadini, un calderone spartito come una torta dai partiti». Da qui l'idea di rinunciare a riscuoterli o di distribuirli fra i cittadini perché «devono tornare alla collettività».
Ora, in base al risultato elettorale e ad una legge che nessun italiano condivide, al movimento di Grillo spettano 1,7 milioni di euro. E adesso che fanno?
Li restituiscono? Boh, stento a crederci.
Per onestà credo che una percentuale sia da dedicare a Santoro la cui trasmissione ha sempre raccolto e rilanciato le grida di Grillo contro Berlusconi con il risultato di aumentare la confusione e la litigiosità a sinistra ed aumentare la compattezza a destra.
Lunga vita a Santoro.


A proposito, nella trasmissione di stasera Travaglio suggerirà a Bersani di «uscire con le mani alzate e arrendersi» (lo scrive su Il Fatto) per cedere la leadership dell'opposizione a Di Pietro.