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martedì 7 luglio 2009

Altro che Cartomante

La miglior difesa è l’attacco.
Sembra ispirarsi a questa massima D’Alema nelle sue ultime uscite.
Attacca Berlusconi, prima prevedendo “scosse”, ora annunciando “scenari imprevedibili” e l’inevitabile “inizio del declino”; attacca a testa bassa i suoi avversari nel partito, Franceschini che “non regge” e quelli prima di lui che lo sostengono, Rutelli e Fassino.
Ma sono attacchi che rivelano un certo, crescente, nervosismo. D’Alema sente tremare la terra sotto i suoi piedi. Nonostante i tentativi di deviare verso Palazzo Grazioli (e Villa Certosa) l’attenzione dell’opinione pubblica, con l'aiuto della stampa straniera alleata (El Pais, The Guardian, Times), le “scosse” che avverte fanno parte dello sciame sismico che sta facendo vacillare le sue posizioni di forza all’interno del partito.
È lo stato d’animo di un esperto leader politico che si sente assediato: nel suo partito, dove attaccarlo pubblicamente, dipingendolo come “il vecchio” che resiste, non è più un tabù; e dalle inchieste di Bari, che minacciano di indebolire la sua roccaforte pugliese.
E così, quando parla dell’uomo che “non vuole mollare ma al tempo stesso è sempre più debole” sembra riferirsi a se stesso piuttosto che a Berlusconi.
È questo stato d’animo che lo induce a sfogarsi. Ce l’ha con il suo partito, impegnato a “demolire le sue personalità principali”, come la sua, “incommensurabilmente migliori di quelle che ci stanno adesso. È un fenomeno di autolesionismo”. Non ci sta a farsi liquidare come vecchio apparato dalla “giovane” Serracchiani. È a lei probabilmente che si riferisce quando parla di “nuovismo ignorante” di cui si occupano i giornali.

Dopo la bufera creata su Berlusconi. Passate le elezioni (e il comune di Bari è una delle poche postazioni che il centrosinistra è riuscito a mantenere), si comincia a parlare degli uomini del Pd coinvolti nell’inchiesta di Bari, del “dalemiano di ferro” Frisullo, e, in punta di piedi, dello stesso Massimo D’Alema. “Diverse telefonate - scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere del 22 giugno - coinvolgono Alessandro Frisullo, il vicepresidente della regione e assessore all’Industria, del Partito democratico. I due (Frisullo e Tarantini, n.d.r.) avrebbero parlato di incontri ai quali far partecipare le ragazze e l’imprenditore lo avrebbe invitato in una casa dove sarebbero stati organizzati alcuni festini”.
Quindi il filone dell’inchiesta sulle feste con ragazze a pagamento riguardava anche politici locali del Pd, ma i giornali fino ad allora non avevano avuto occhi che per Palazzo Grazioli e il premier. “Gli accertamenti svolti in queste ore - continuava la Sarzanini - riguardano poi le mazzette che Tarantini avrebbe versato per ottenere gli appalti. Il sospetto è che abbia mascherato il suo ruolo finanziando alcuni eventi. La Guardia di Finanza sta verificando se abbia pagato lui una cena elettorale che si è svolta alla fine di marzo 2008 proprio a Bari per la presentazione dei candidati al Parlamento e alla quale avrebbero partecipato alcuni titolari di aziende del settore farmaceutico, lo stesso dove lui operava con la Technospital”. A quella cena “era presente lo stesso Frisullo e anche Massimo D’Alema - che con Tarantini non ha invece alcuna conoscenza - avrebbe fatto una breve apparizione”. Anche La Stampa scrive di una cena elettorale del Pd, finanziata da Tarantini e organizzata da Frisullo, che sarebbe avvenuta nel marzo del 2008. Una novantina di invitati, imprenditori del settore farmaceutico, per conoscere i candidati del Partito democratico. Ospite d’onore: Massimo D’Alema.
Il gruppo la Repubblica-L’Espresso puntava sul caso D’Addario per colpire la credibilità di Berlusconi, riuscendo a farsi seguire dalla stampa estera, mentre la parte principale dell’inchiesta coinvolge uomini della giunta regionale pugliese di centrosinistra e, in particolare, del Pd e della corrente dalemiana.
Ciò rischia di incidere profondamente sugli equilibri di potere interni al Partito democratico. Trascorsi una decina di giorni dalle elezioni, il governatore della Puglia, Nichi Vendola, la cui lista “Sinistra e Libertà” non era riuscita a superare lo sbarramento del 4 per cento, alla luce di quanto stava emergendo dall’inchiesta decideva di “azzerare” la sua giunta, per non pregiudicare le sue chance di rielezione alle regionali dell’anno prossimo. È notizia di oggi il varo della nuova giunta: dei quattordici assessori “azzerati” Vendola alla fine ne cambia solo cinque. Tra questi, resta fuori anche il “dalemiano di ferro” Frisullo, che aveva rapporti stretti con Tarantini.

Il governatore della Puglia Vendola così come il sindaco rieletto di Bari, Michele Emiliano, leader del Pd pugliese, hanno tutto l’interesse a tagliare tutti i ponti con i politici coinvolti. Anche se non è indagato, il nome di Frisullo compare nelle intercettazioni al centro dell’inchiesta e ora la sua mancata riconferma nella giunta regionale ridimensiona il suo ruolo politico e minaccia di alterare gli equilibri interni al Pd a danno della corrente dalemiana. Dunque, a ben vedere, le vere “scosse” di queste settimane riguardavano e riguardano Massimo D’Alema e il suo “feudo” pugliese, ma con l’aiuto della stampa “amica” le onde sismiche erano state deviate verso Roma, e in particolare sotto i piedi di Berlusconi, occultando il vero epicentro del sisma, che invece interessa il Pd e la corrente di D’Alema all’interno del suo partito.
(Federico Punzi)

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