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sabato 16 maggio 2009

Facendo gli indiani finiremo......arabi

Il dibattito e le polemiche di questi giorni sulle norme sicurezza ed, ancor più, i "Respingimenti" dei barconi libici, tengono banco con il solito repertorio di accuse di xenofobia e razzismo. Io non credo che si tratti di razzismo, che è cosa ben diversa e seria, ma di altre componenti che sarebbe più corretto definire diversamente.
Ma il termine "razzismo" fa più presa ed è più grave ed infamante come accusa. Quindi, tutti coloro che in qualche modo si oppongono ad un accoglimento indiscriminato di immigrati di qualunque provenienza sono etichettati come xenofobi e razzisti. Ed esposti al pubblico ludibrio dai media allineati al buonismo corrente e politicamente corretto.
Bene, bisognerebbe, però, sapere ed avere ben presente quali possono essere le conseguenze. E per farlo basta guardare ciò che succede in altri Paesi che, prima di noi, si stanno confrontando con i problemi cinnessi all'immigrazione. Paesi come l'Inghilterra, la Francia, la Germania, che devono far fronte a conflitti sociali che si aggravano col tempo. Basta ricordare i disordini e gli scontri nelle periferie parigine.
Sì, perché quello è il nostro futuro.
E' questo che si vuole?
Benissimo, ma allora tanto vale prepararsi.
Una decina di giorni fa, sul Corriere, c'era un articolo di Paolo Salom, inviato del quotidiano in Svezia. Riferisce di scontri e di conflitti perenni fra immigrati, specie musulmani, e cittadini locali, compresi i poliziotti. Ora, fino a qualche anno fa sarebbe stata una curiosità parlare di musulmani in Svezia; una notizia di quelle che compaiono nella sezione "Strano, ma vero".
Che ci fa un musulmano in Svezia? Semplice, stanno mettendo in atto l'invasione dell'Europa. Ma noi facciamo finta di non saperlo e tiriamo a campare.
Bene, vediamo cosa scrive Salom...
Malmö, il ghetto ribelle degli stranieri che mette in crisi il modello svedese (Un residente su tre è musulmano. Quasi tutti sono disoccupati).
MALMÖ - «Io? Sono di Gaza». Rani, 15 an­ni, strizza l'occhio agli amici che gli si fanno intorno a semicerchio, come se volessero pro­teggerlo da una minaccia incombente. Si chia­mano Mohammed, Ali, Hata, Isak. Tutti coeta­nei. Età da medie, al massimo liceo. «A scuola? Ma no, nessuno di noi ci va. Tempo perso». La stessa domanda, provoca identica risposta: so­no di Ramallah, Il Cairo, Sarajevo. Bisogna insi­stere. E allora rispondono con le voci che si so­vrappongono, in una primavera nordica solo annunciata: «Certo che siamo nati a Rosen­gard: ma questa non è mica casa nostra». Periferia orientale di Malmö. Palazzi gettati come mattoncini a formare isole tanto ordina­te quanto slegate l'una dall'altra, cemento a vi­sta: uno dei tanti progetti che, sulla carta, ne­gli anni Sessanta e Settanta, dovevano risolve­re una volta per tutte il «problema casa» della classe operaia più viziata d'Europa. Oggi i lavo­ratori svedesi sono una minoranza minacciata più dall'incedere dell'immigrazione islamica che dalla crisi economica. «Non c'è più posto per noi», spiega con un sorriso a mezza bocca Anders Püschel, al momento «disoccupato». Non c'è più posto per nessuno, a giudicare da­gli ultimi eventi. A Rosengard, dove Ibrahimo­vic ha imparato prima a fare a botte poi a cal­ciare il pallone, la sera, non si esce di casa. I poliziotti sono diventati il bersaglio preferito di Intifade istantanee: sassaiole sulle auto di pattuglia che tornano in rimessa ammaccate, come se avessero attraversato un campo profu­ghi palestinese con le insegne dell'esercito di Israele bene in vista. Ogni sera, da mesi, casso­netti, cabine, e qualunque struttura pensata per la città si trasformano in roghi appiccati da molotov lanciate direttamente dal salotto di casa. I vigili del fuoco, stanchi di diventare il bersaglio preferito dopo gli agenti, hanno de­ciso di ritirarsi dal loro Forte Apache, la caser­ma di Rosengard. Henrik Persson, il coman­dante della stazione dei pompieri del quartie­re, si è appena dimesso: «Nessuno mi ascolta, nessuno ci aiuta. Non ha senso continuare co­sì ». Persson ha raccontato che, a una recente riunione operativa, un dirigente della polizia lo ha messo in guardia: «Preparatevi a vedere lanciare le molotov contro di voi». Ma a una richiesta di fondi e rinforzi, spiega ancora Pers­son, «ho ricevuto un netto rifiuto». Dall'oppo­sizione, la consigliera centrista Anja Sonesson chiede «l'imposizione immediata di un copri­fuoco per arginare l'ondata di violenza. I ragaz­zini con meno di 18 anni non dovrebbero usci­re dopo le 9 di sera». Per il momento, i social­democratici, la maggioranza, resistono: «Sa­rebbe la fine della democrazia, del sistema sve­dese ». Il sindaco Ilmar Reepalu è convinto che una misura così drastica accentuerebbe «il ca­rattere di enclave a se stante del quartiere. Al contrario noi dobbiamo cercare di unire Ro­sengard al resto della città, farne un zona resi­denziale come le altre».
Malmö, terza città della Svezia, capoluogo della prospera Scania, porto sull'Öresund con un passato di traffici che non torneranno più, ha 270 mila abitanti, centomila dei quali stra­nieri, per lo più concentrati a Rosengard e din­torni. Come dire, un residente su tre è musul­mano. Molti vengono dai Balcani, dall'Africa, dall'Asia centrale. «Ci sono cento e più nazio­nalità nel quartiere - spiega Stefan Alfelt, cor­rispondente locale di Aftonbladet, uno dei principali quotidiani nazionali -. Pochi di lo­ro hanno un'occupazione. In alcune zone i sen­za lavoro sono addirittura l'86% degli adulti. I giovani crescono osservando i genitori che vi­vono di carità pubblica. Sanno di essere senza speranza e si comportano di conseguenza: fan­no la guerra». Curiosamente, non è un conflit­to «Rosengard contro gli altri». «Gli scontri ra­ramente superano i confini del quartiere - di­ce ancora Alfelt -. È una guerra civile locale: tutti contro tutti». In realtà, qualche volta la violenza lascia Ro­sengard e si sposta verso il centro elegante, l'isola pedonale dove si affacciano vetrine e ri­storanti ancora affollati nonostante la crisi.
Ai primi di marzo è bastato l'arrivo della naziona­le israeliana di tennis, impegnata in Coppa Da­vis contro la Svezia, proprio a Malmö, a far in­sorgere la comunità islamica, in quell'occasio­ne alleata dei centri sociali svedesi e i black blok di tutta Europa. Un mix esplosivo che la polizia ha affrontato a modo suo. Con le manie­re forti: cariche a cavallo, botte da orbi e pisto­le impugnate contro i dimostranti. Inutile par­lare di integrazione, a Rosengard. Il modello sociale svedese? «Non spetta a me interpretare la politica del governo», ci ha detto il sindaco Ilmar Reepalu, socialdemocratico, facendo in­tendere che lui, la sua città, vuole continuare ad amministrarla come se il welfare scandina­vo non fosse superato dalla realtà. Certo «dob­biamo iniziare a progettare qualcosa di diver­so. Ne va della tranquillità di tutti». Solo una questione di ordine pubblico, allo­ra? La polizia, conclude il portavoce Lars-Hakan Lindholm, «sa esattamente cosa fare e lo farà». Il punto è: per quanto, ancora? (
Corriere 5 maggio 2009)
Tutto qui. Prapariamoci, dunque, e, per favore, poi non dite che non lo sapevate o che non immaginavate che si arrivasse a tanto. Dice un vecchio adagio "Uomo avvisato, mezzo salvato." Qualcuno ci sta avvisando da tempo, la Fallaci scrisse due libri per "avvisarci", ma noi facciamo finta di non capire, facciamo gli indiani ed a forza di fare gli indiani, finiremo per fare gli arabi col sedere in aria verso La Mecca. Contenti voi...
Giano

1 commento:

Claudio ha detto...

Quello che mi sorprende è che la massa degli italiani sembra non occuparsi affatto del pericolo islamizzazione, un po' perchè siamo menefreghisti e viviamo alla giornata, un po' perchè abbiamo paura che i soliti benpensanti ci classifichino razzisti. E l'islam ha vita facile e penetra in Europa sempre più massicciamente, riuscendo addirittura a far accettare la sharia (Inghilterra)!!! Siamo proprio una manica di imbecilli, e, tempo 20 anni, saremo colonizzati nelle città, governati da partiti islamici o filo islamici e, a meno di una rivolta nel sangue, non potremo far niente di democratico per cambiare le cose. Il tutto grazie ai buonisti, ai cattocomunisti e alla Chiesa!! Mi auguro che siano i primi ad essere incxxati dai musulmani!!!