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sabato 10 gennaio 2009

Tremonti, datti una mossa: riforme strutturali

Mentre Barack Obama s’impegna a tagliare le tasse di mille dollari per ogni famiglia americana (nulla ai poveri) e Angela Merkel prova a varare un ulteriore piano anti-crisi da 50 miliardi di euro, il governo italiano ha deciso di non modificare, se non per trascurabili dettagli, il proprio piano anti recessione. Per condividere questa decisione occorre fidarsi delle parole del ministro dell’Economia Tremonti secondo il quale l’Italia uscirà meglio di altri Paesi dalla crisi economica e, per questo, non ha bisogno di irrobustire le misure che ha già preso.
Tremonti non ha tutti i torti. In effetti l’Italia non ha subìto i tracolli finanziari che hanno costretto altri governi (Germania, Gran Bretagna, Francia Paesi Bassi oltre naturalmente agli Usa) a spendere miliardi di euro per salvare banche collassate. Ha un solido (anche se ingiusto) sistema di ammortizzatori sociali che regge all’impatto della crisi dell’economia reale e i consumi non stanno avendo quell’andamento drammatico di cui si era parlato.
Secondo la Confcommercio a novembre i consumi sono calati del 3,3% in quantità ma tengono bene i consumi alimentari. Nei primi 11 mesi il calo dei consumi è stato del 2%, un dato che potrebbe migliorare quando si avranno i numeri di dicembre.
Lo shopping natalizio e i saldi d’inizio anno sono andati, infatti, molto meglio del previsto. Insomma: lo spettacolo dell’Italia in questo scorcio di 2009 non è quello di un Paese sull’orlo del collasso.
L’aumento del 525% della cassa integrazione a dicembre è certo un dato preoccupante ma è anche il segno che le aziende non licenziano e che attendono nuovi segnali dall’economia per riassorbire il personale.
Non è un eccesso di ottimismo, ma la lettura dei dati che fa pensare a Tremonti che l’Italia se la caverà meglio degli altri.
Il rischio, piuttosto, è che questa convinzione faccia pensare che il Paese non abbia bisogno di riforme strutturali in grado di fargli cogliere in pieno i frutti futuri della ripresa.
Questo, insomma, è il momento giusto per riformare il Welfare dando un minimo di copertura ai lavoratori precari anche sul piano dei diriti.. È il momento anche per riformare i rapporti industriali per mettere in condizione i lavoratori di cogliere i frutti del buon andamento della propria azienda. E' il momento di affrntare il rifornimen to energetico. Insomma è il momento per fare riforme strutturali.
Ma su questi temi il dibattito è, purtroppo, totalmente assente. E non è un buon segno.
Marco Cobianchi

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