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giovedì 1 gennaio 2009

tra mitologia e storia

Come mai Di Pietro ha lasciato la magistratura?
Come mai è stato sempre assolto?
Come mai i pidiessini gli hanno offerto il laticlavio?
E infine – mistero dei misteri, arcano degli arcani – che cosa è avvenuto nella primavera del 2008? Il Pd ha deciso di andare da solo, ha destinato al macero Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi e perfino il partito socialista, titolare dell’ideologia, e i radicali li ha accolti come parenti poveri, da far mangiare in cucina con la servitù: come mai allora ha fatto un’eccezione per Di Pietro?
Gli è stato consentito non solo di scampare alla catastrofe ma addirittura di farlo con la sua ragione sociale. E lui, per nulla grato, anzi con l’aria di essere inattaccabile, ha mancato subito alla parola data, ha costituito un proprio gruppo in Parlamento e ha condotto una continua politica di attacco e delegittimazione al partito che l’ha salvato.
Se, al riguardo, disponessimo di tutti i dati, non ci sarebbe nessun mistero: purtroppo, qui non possiamo che rifugiarci nel mito. Non ci sarà una parola di vero, ma i miti sono spiegazioni fantastiche, appunto.
Un giorno Giove si annoiava e mandò a chiamare Hermes. “È il mio messaggero e, come tutti i rappresentanti, sa un mare di storielle”.
- Hermes, che mi racconti di bello?
- Per oggi chiamami Mercurio.
- Il nome latino. Che c’importa di quei selvaggi?
- Il fatto è che la storia che sto per raccontarti si svolge in Italia. È una storia di delinquenti che si fregano a vicenda.
- Divertente, disse Giove. E si mise comodo.
- Devi sapere che Tulito…
- Mai sentito.
- Tulito in greco; in italiano Di Pietro. Di Pietro era un pubblico accusatore senza pietà. Da solo, o con pochi amici, aveva sbaragliato il più grande partito italiano. Aveva annullato anche il Psi. Insomma dove passava lui non cresceva più l’erba. L’Italia intera era corrotta e dovunque mettesse le mani scopriva fango. Poteva dunque mettere in galera tutti e all’occasione, per fare numero, anche innocenti. Il risultato fu che alla fine dei grandi partiti rimase solo quello comunista.
- Questo non mi fa ridere, disse asciutto Giove.
- Abbi pazienza. Il fatto è che rimasero solo i comunisti non perché fossero onesti ma perché Di Pietro aveva deciso di servirsi di loro. Non aveva l’intenzione di lottare contro i corrotti, pensava alla carriera in politica e seppe cogliere un’occasione d’oro. Avendo le prove documentali del fatto che qualcuno aveva recapitato per fini illeciti un miliardo di lire nella sede centrale del Partito Comunista Italiano, in Via delle Botteghe Oscure, invece di usarle per distruggere la dirigenza di quel partito (sarebbe stato un gioco da ragazzi), mise da parte quelle carte e fece ai comunisti un discorso intelligente. Se io vi denuncio, disse, vi distruggo. Ma non ci guadagno niente. Se invece dal mio lato sto zitto e dal vostro voi mi date un seggio da senatore, mi sistemo per la vita. E voi potrete continuare a proclamarvi gli unici onesti.
Giove scoppiò in una risata che fece tremare l’Olimpo. Ripeteva tra i singhiozzi “i comunisti gli unici onesti, gli unici onesti…”
Ma Mercurio proseguì. Tutto andò come previsto. Le cose si complicarono quando il Pd…
- Che partito è?, chiese Giove.
- Il Pci, va bene? Ha cambiato nome ogni anno bisestile. Dunque il partito, nel gennaio del 2008, decise di andare alle elezioni da solo, e poiché c’era lo sbarramento del 4%, Di Pietro capì d’essere spacciato. Allora andò dai dirigenti e disse loro: io me ne fotto della vostra volontà di andare da soli. Andrete da soli, ma da soli con me.
Giove riprese a ridere. Ma il messaggero degli dei proseguì, implacabile.Da soli ma con me. Diversamente racconto a tutti chi siete, dirò che siete corrotti al più alto livello e per grandi somme. Gli fecero ovviamente notare che si sarebbe distrutto anche lui, come accusatore e come moralizzatore, ma Di Pietro, pur essendo un uomo semplice, forse addirittura poco colto, era pieno di buon senso. Sì, lui si sarebbe rovinato, ammise. Ma era solo uno. Mentre dall’altro lato si sarebbe rovinato un intero partito. Tutto l’establishment corrispondente al trenta per cento degli italiani. Lui dunque li teneva in pugno. Tutto questo è disonesto! esclamarono i dirigenti ma lui si limitò a ridere: “Qui siamo fra noi, smettetela di dire fregnacce”.
Il risultato fu una sinistra italiana, votata da tante persone per bene, che in realtà era costituita da un partito di ricattati e da un ricattatore senza scrupoli.
Gli italiani questa storia ancora non la conoscono, io invece la so perché, essendo il dio dei ladri, nell’ambiente a me dicono tutti la verità.- Non ti preoccupare, la sapranno anche gli italiani, concluse Giove. Dirò a Clio, la musa della storia, di occuparsi della faccenda.
P.S. In seguito ho letto (in ritardo) un’intervista di Maurizio Gasparri in cui il politico del Pdl dice sul serio le cose che qui sono state dette sul piano della mitologia. Ecco il testo .
Questo racconto mitologico sta divenendo storia.
Anche se lo stesso Berlusconi minimalizza: Dall' intervista di Giordano a Berlusconi, oggi sul Giornale.http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=317957&START=4&2col=
Crede anche lei che dietro la nuova tangentopoli ci sia la mano di Di Pietro? «Non sono un esperto di complotti e non ho informazioni tali da poter esprimere giudizi su un’ipotesi come questa. So però che in Italia ci sono duemila pm fuori da ogni controllo. Affermare che ora sono pilotati da Di Pietro mi sembra una sciocchezza assoluta».
Gianni Pardo

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