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giovedì 15 gennaio 2009

Battisti: reagire duramente

Alla fine degli anni settanta Cesare Battisti, contumace, fu condannato all'ergastolo per quattro omicidi. Arrestato in Italia nel '79, riuscì ad evadere nel 1981.
Da quella data ha iniziato un lungo periodo di latitanza che lo ha portato in Messico e poi a Parigi dove ha scritto e pubblicato libri gialli di un certo successo. Quando nel 2004 le autorità francesi concessero l'estradizione, lui riesce a fuggire in Brasile.
Ora in Brasile, a fronte di una richiesta di estradizione dal parte dell'italia, gli viene concesso lo status di "rifugiato politico". Perchè il ministro della giustizia brasiliana è convinto che "Battisti in Italia sarebbe ucciso".
Repubblica riporta che l'avvocato difensore di Battisti è un certo Luis Eduardo Greenhalgh (l'avvocato del "Soccorso rosso") che. oltre ad essere stato deputato per il partito del Presidente Lula, è amico del Presidente e di tutti i maggiori dirigenti del partito al governo.
Ecco, questa è la giustizia che piace agli stupidi idioti italiani. A quei Bertinotti che vanno facendo conferenze inneggiando alla democrazia creata da Lula in Brasile come esempio da imitare.
"Battisti in Italia sarebbe ucciso" dice il ministro Brasiliano. E da chi? Dalle istituzioni. Questo ignobile atto è un'offesa che discredita l'Italia e fa vedere al mondo un'Italia che non c'è.
Bisogna reagire.
Convocare alla Farnesina l'ambasciatore brasiliano in Italia e farlo "seduta stante" colloquiare con il suo ministro. Non vogliamo le scuse di nessuno, vogliamo semplicemente che Battisti venga estradato. Se così non fosse non possiamo avere in Italia l'ambasciatore di uno Stato che sostiene che in Italia vengono uccise persone per divergenze politiche.
Chi ne esce con le ossa rotte è la nostra giustizia e la nostra democrazia che non ha le palle per reagire. Come non reagimmo ai francesi quando si tennero Marina Petrella, assumendo che noi italiani l’avremmo fatta morire.
Ai francesi, che fanno come noi parte dell’Unione Europea, avremmo dovuto dire: se vi provate a sostenere che in Italia non c’è rispetto dei trattati internazionali, che il diritto è violato e che in carcere torturiamo la gente, vuol dire che, assieme, non possiamo fare nessuna Unione Europea, perché o siete voi ad essere imbroglioni, o siamo noi ad essere incivili.
Ma noi non abbiamo le palle.

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