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domenica 12 ottobre 2008

Infortuni sul lavoro: diciamola tutta

Il capo dello Stato in un messaggio inviato in occasione della 58/a Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro: "e' allarme, doveroso cambiare le norme".
E tutti, come caproni a ripetere: "Siamo gli ultimi in Europa, e' giusto cambiare le norme".
Adesso io non voglio dire che è giusto morire per il lavoro, ma che almeno ci sia un minimo di analisi ed una correttezza d'informazione.
Ho preso i dati ufficiali, disponibili dalla fonte Inail ed ho scoperto che dal 2001 al 2007 gli infortuni in Italia si sono ridotti del 12%. Magra soddisfazione; ma quello che nessuno evidenzia è che questo numero somma gli infortuni SUL LAVORO con gli infortuni IN ITINERE (cioè durante il tragitto casa-lavoro e lavoro-casa). Cosa succede se si scorporano i due numeri? L'Inail lo fa e dice che scorporando i due numeri succede che gli infortuni sul lavoro sono diminuiti del 18% mentre quelli in itinere sono aumentati del 38%. Non cambia nulla, in totale (la media ponderale) porta sempre ad una riduzione del 12%, ma almeno si è data una informazione più corretta e anche gli interventi posso essere mirati. O questo non si può dire perche la colpa del datore di lavoro (in quanto tale) verrebbe sminuita?
Sempre dai dati ufficiali dell'Inail, riulta che siamo il Paese con il maggior numero di incidenti mortali e, anche se i dati mostrano una diminuizione del 42% nel periodo 1998 - 2005, questo è vero: in Italia il numero di incidenti mortali è il maggiore in tutta Europa. Ma, se si dimensiona il numero di infortuni mortali di una nazione con il numero di abitanti della nazione stessa, cioè si calcola quanti infortuni ci sarebbero stati in ogni Paese europeo se quel Paese avesse avuto la popolazione dell'Italia, si ottiene che non siamo più ultimi, ma siamo superati dalla Spagna, dal Portogallo, dall'Austria e dal Lussemburgo.
In pratica non possiamo paragonarci con il Lichtenstein e sentenziare che gli infortuni in Italia sono di più.
Nella sostanza non cambia nulla, ma almeno si è detta la verità anche per non copiare le azioni correttive effettuate in questi Paesi pensando di migliorare la situazione italiana solo perchè qualcuno erroneamente ci mostra che quel Paese (tipo la Spagna) è più virtuoso.
O non si può dire neppure questo? Se no il problema non è allarmante.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo post è da incorniciare! ;)

Anonimo ha detto...

Ogni volta che c'è un grave incidente sul lavoro si hanno proteste, scioperi, innumerevoli esecrazioni, eccetera. Va bene, sono d'accordo, però è giusto colpevolizzare SEMPRE il datore di lavoro se gli operai non seguono le misure di prevenzione? E' vero, il datore di lavoro deve controllare e, ovviamente, mettere in atto tutte le misure e gli strumenti atti a garantire la sicurezza, ma poi c'entra anche la responsabilità del lavoratore. Scrivo questo perchè operando nell'industria ho occasione di vedere come vengano smontate o eluse le protezioni delle macchine utensili perchè scomode e poco pratiche. Nei cantieri navali, per esempio, trovate una sola sega circolare, pericolosissima, completa delle protezioni della lama: vengono quasi sempre smontate. Il capo reparto deve vigilare? E' vero, però il povero Cristo deve anche fare il suo lavoro produttivo. E allora? Allora non basta fare corsi di addestramento, fare leggi e norme sempre più complesse, criminalizzare sempre e comunque il datore di lavoro: bisogna anche sanzionare il dipendente che non utilizza i mezzi di sicurezza messi a disposizione per pigrizia o comodità. E sanzionare sempre più severamente i datori di lavoro che fanno i furbi e, in nome della produttività, lesinano sulla sicurezza. PIU' ISPEZIONI A SORPRESA SUI POSTI DI LAVORO!
Claudio