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giovedì 5 giugno 2008

Presto e poche storie.

Il governo non si faccia intimorire e proceda senza modifiche all'introduzione del reato di ingresso clandestino in Italia.
Stranamente, da qualche tempo, tutti hanno qualcosa da dire sul modo in cui si propone di contrastare l'ingresso clandestino in Italia. La Spagna ha ripetutamente, per bocca di più ministri, interferito nelle nostre questioni interne, senza una adeguata risposta del governo. Una parlamentare europea ungherese, casualmente ... di etnia rom ha usato inqualificabili parole offensive verso l'Italia per i campi nomadi. L'onu interferisce con il commissario per i diritti umani che, invece, farebbe meglio a volgere il suo sguardo verso altre nazioni, a cominciare proprio da quelle del terzo mondo e ancora soggette al regime comunista come la Cina, Cuba e la Corea del Nord.
L'unica osservazione accettabile (ma non per questo accoglibile) è quella del Vaticano, per la natura universale della Chiesa Cattolica che però, proprio per tale sua natura, non può fare gli interessi di un solo Popolo, mentre noi Italiani abbiamo il diritto - e il nostro governo ha il dovere - di anteporre a tutto e tutti, gli interessi, il benessere e il futuro della nostra Nazione.
Allora si proceda senza tentennamenti (e già l'aver inserito la norma in un disegno di legge anzichè nel decreto legge è un tentennamento) verso l'introduzione del reato di ingresso clandestino, senza ridurne la portata, senza accampare giustificazioni e declassarlo a mera aggravante come pare tenti di fare Berlusconi nello sforzo di giustificarsi (e di cosa ?) verso i critici. Certi che mostrando un volto deciso, si eviteranno future indebite interferenze, come accade per l'Australia che, dopo le prime proteste, può tranquillamente continuare nel suo respingimento attivo al limite delle acque territoriali, di cui, peraltro, adesso non ha più bisogno, visto che i mercanti di uomini hanno ben capito l'antifona.

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